Foglietti minimi, retro di biglietti, vecchie buste da lettera, riempiti fittamente con numeri e segni scritti a matita.
Così venivano fissati rapidamente su carta alcuni pensieri musicali, durante una passeggiata o una pausa dal lavoro.
Poi, quando c’era tempo e agio per farlo, calamaio, inchiostro e pennino trasformavano quei segni in precise note sul pentagramma, tracciate ordinatamente e con attenta parsimonia di spazio sulle pagine di piccoli libretti per musica.
Ne risultavano musiche dei generi tipici del ballo popolare, valzer, mazurca, polka, tango, ma anche certi nuovi balli che venivano da oltre oceano come Fox-trot, One-step, Fox-rumba.
Musiche che, suonate con clarinetto, chitarra e fisarmonica, allietavano le sere in paese.
Si era negli anni intorno al 1940 e il giovane maestro elementare Mauro Lenzi certo non immaginava che, a distanza di 80 anni, una di quelle sue composizioni sarebbe stata ritrovata, suonata e ascoltata come “colonna sonora” delle celebrazioni del Millennio lustrolese.
Nativo di Lustrola, dove ha insegnato a lungo, il Maestro (così come lo chiamavano tutti) amava profondamente il suo paese, le sue tradizioni e la sua storia. Suo il libro pubblicato postumo: Lustrola e i lustrolesi, nella collana “La Memoria di Nuèter”.
Spesso traeva dalla natura circostante l’ispirazione per le sue melodie. Il brano in questione si intitola appunto “Autunno” ed è stato scritto nel periodo 1940 – 42.
Si tratta di un valzer moderato, in Re minore; una musica delicata, nata fra le mura in sasso delle case di Lustrola e i colori incendiati dei castagni d’autunno, fra la quotidianità faticosa della durissima vita di montagna e l’incubo atroce della guerra.
Ritrovato dal figlio Plinio, il brano è stato arrangiato ed eseguito dai musicisti Claudio Carboni (sax soprano) e Maurizio Geri (chitarra) che ci propongono oggi con preziose sonorità questa musica del Maestro per celebrare il borgo di Lustrola, “piccola perla d’Appennino”, che conta i suoi primi Mille anni e guarda al futuro custodendo gelosamente il suo patrimonio di storia e la memoria delle generazioni del passato.